Ancora oggi tanti luoghi comuni e ingiustizie legate al genere. Ma cominciando dalle piccole cose, la mentalità si può cambiare
«Sono cose da maschi» ,«non fare la femminuccia», «non sei mica una ragazzina», sono giochi da bambine, non da ragazzi come te»; queste sono solo alcune delle frasi che troppo spesso ancora si sentono nella quotidianità e che rispecchiano spesso un modo di pensare maschilista.
Riflettendo su questo termine è semplice capire quanto una
singola parola può portare tanto dolore, al punto da diventare un vero e proprio problema sociale con cui fare i contri. Il maschilista, per esempio, è colui che non permette a una donna di fare carriera perché la ritiene inferiore, è colui che suppone che sia solo la donna a dover svolgere le faccende domestiche o colui che trova ingiusto che una donna guadagni più di un uomo. Noi, pur essendo solo ragazzine, abbiamo ben chiaro quanto questo fenomeno abbia influenzato la nostra coscienza e come, a volte, non ce ne rendiamo nemmeno conto; per esempio il genitore che regala alla propria bambina l’aspirapolvere giocattolo o la cucina finta, mentre al proprio bambino, essendo maschio, regala le manette e la pistola giocattolo, sta già dando per scontato che la loro vita prenda quella determinata direzione: il mestiere, l’incarico, il ruolo nella vità, sembra quasi essere già deciso a priori in base al sesso.
La differenza di genere è quindi per noi una modalità di pensiero che crea preconcetti già dai primi anni di vita: questi bambini cresceranno pensando che da loro ci si aspetti determinati comportamenti o che debbano piacere loro determinate cose, ed è sicuramente molto più complicato scardinare un pensiero che viene da così lontano e che ha fatto in tempo a radicarsi e a far parte del modo di pensare di ognuno. La cosa più sconcertante di questo fenomeno purtroppo, che produce ogni anno ancora troppe vittime, è che alcuni ancora ne parlino con tanta leggerezza e che fin troppo spesso la colpa di gesti irrispettosi da parte dell’uomo venga attribuita senza pietà alle donne, quasi come alla fine, essere vittima potesse diventare una colpa: «se l’è cercata», «la prossima volta non si veste così», sono le tristi frasi che spesso accompagnano queste valutazioni ingiuste. Ognuno di noi, nel suo piccolo, può contribuire per sconfiggere questo orribile modo di pensare, partendo dalla vita di tutti giorni e battendosi fin dalle piccole cose perché si sa, se l’unione fa la forza, soltanto tutti insieme possiamo diventare davvero tutti uguali… basta crederci!
Giulia Roda e Arianna Malagoli,
classe 2E