Francesco, classe 2^ B, ripercorre la storia della classica pasta ripiena: «Sono nati in una locanda, ispirati all’ombelico di una dama»
Le tradizioni di Castelfranco non sono poi così poche come si può immaginare, anche se di molte viene ignorata l’esistenza o la storia dietro ad esse.
Alcune tradizioni non sono presenti da molto, infatti data la ’povertà’ non erano praticate un tempo, o non venivano considerate importanti.
Un esempio?
Il brodo dei tortellini! Adesso per i tortellini, se si vuole fare un ’piatto tradizionale’, bisogna preparare il brodo in un certo modo, seguendo un rito preciso; un tempo invece i tortellini venivano serviti sempre con il brodo, ma questo non era un brodo speciale, era un comunissimo brodo di carne poi usato anche per i tortellini!
I tortellini sicuramente sono una sorta di tradizione, o meglio sono un piatto tradizionale: intervistando in modo colloquiale alcune signore che sono qui da molto più tempo di me, ho scoperto che il piatto dei tortellini prima veniva preparato esclusivamente per feste importanti o eventi (come matrimoni, Natale, Pasqua etc…), mentre oggi vengono mangiati anche durante la settimana e sicuramente molto più spesso di prima.
Tutti i castelfranchesi conoscono la leggenda che si cela dietro ai tortellini: durante una calda giornata d’estate in una locanda, chiamata ’la corona’, si presentò una dama che voleva rinfrescarsi, allora il locandiere le diede una bacinella dove farsi un bagno.
Durante il bagno della donna il locandiere sbirciò da un buco che si trovava accanto alla vasca e vedendo il suo ombelico gli venne un’illuminazione: andò in cucina, prese la pasta all’uovo e provò a riprodurre quell’ombelico.
L’esperimento riuscì a tal punto che diventò prima una specialità della locanda e poi, con il tempo, una ricetta apprezzata e conosciuta
da tutti!
Dopo avermi raccontato tutte queste cose, la signora Mariagrazia, da me intervistata, ha aggiunto che così come i tortellini anche i dialetti sono una vera e propria rappresentazione della storia del posto.
Se però i tortellini hanno avuto fortuna, il dialetto al contrario «ormai purtroppo sta sparendo, invece andrebbe tramandato di generazione in generazione perché è un tesoro: ma non perché debba essere parlato, anzi l’italiano è ’più importante’, ma perché è una parte di noi e del nostro magnifico territorio».
Lalonga Francesco 2B,
scuola media Marconi di Castelfranco Emilia